Cosa ci affascina dei giochi di carte? Secondo me un ruolo importante lo possiede il fattore RNG, che potenzialmente apre a numerosissime partite, in cui conta la capacità di sapersi adattare ad una situazione. In questo approfondimento, cercherò di mostrare in un modo che sia agile lo sviluppo dei Trading card games, alla base della trasposizione nei nostri amati videogiochi di questo genere di meccaniche. Buona lettura!
L’inizio della storia

Ai giochi di carte tradizionali si aggiunge nel 1993 il fenomeno dei Trading Card Game, Giochi di Carte Collezionabili. Magic the Gathering, creato da Richard Garfield, è l’apripista, e da allora le cose non saranno più come prima. Ogni giocatore o giocatrice può scegliere le carte che utilizzerà da una vasta gamma di set per comporre la propria strategia. Ogni tot mesi, per rendere sempre vive e interessanti le partite, sono rilasciate nuove espansioni con tattiche diverse (a volte più potenti, per incrementare le vendite), e si creano formati. Seguono altri TCG, come quello di Pokémon, o Yu-Gi-Oh!. A seconda del gioco, cambiano la gestione delle carte, le risorse, i sistemi di mana e punti vita, il modo in cui sono strutturate le battaglie.
Card Games e Videogiochi
Risale al 1990 l’uscita di Microsoft Solitaire. Parlando invece di giochi di carte collezionabili trasportati nei mondi virtuale, tra i primi esempi voglio portare Pokémon Trading Card Game (1998), per Game Boy. Pokémon è il famosissimo gioco di ruolo che ha conquistato diversi giocatori nel mondo, basato sul collezionare diverse creature, e utilizzarle per affrontare altri giocatori, brand di immenso successo.
Sul terreno dei card games, questo si traduce in panchine da riempire di Pokémon, tra cui sceglierne uno Attivo, Energie da assegnare per sferrare gli attacchi, ed Evoluzioni. La condizione di vittoria è sconfiggere abbastanza creature avversarie per ottenere le 6 carte Premio.
Tornando a Yu-Gi-Oh!, gli adattamenti si perdono nel tempo. Nel corso degli anni si sono susseguite diverse edizioni, ispirate alla storia originale di Kazuki Takahashi, o semplicemente dei simulatori con avatar e anche modalità online, e in fondo all’articolo approfondirò Master Duel, recentissimo.
Restando in casa Konami, un ibrido particolarmente unico è Metal Gear Acid, pubblicato su Playstation Portable. In questo caso, ci troviamo di fronte ad un (attenzione!) Stealth Action Turn-Based Strategy TCG. Si muove Snake in livelli suddivisi in caselle, giocando le carte a disposizione.

Come non menzionare anche Kingdom Hearts Chain of Memories? Probabilmente il titolo della saga di Square Enix meno sopportato dalla fanbase per le sue meccaniche. Fu originariamente pubblicato su Gameboy Advance nel 2004, e prevedeva battaglie in cui ogni azione di attacco o difesa era determinata da carte pescate da un deck.

La meccanica del Fermacarta consentiva di interrompere le mosse dell’avversario se si giocava una carta o combinazione di valore superiore. Le combo erano definite Trucchi, che univano più carte, e potevano scatenare mosse, difficili da contrastare. Tuttavia, una carta con il numero 0 era come un jolly, in grado di annullare qualsiasi mossa, ma se giocata per prima, era inerme. Personalmente, nonostante le riedizioni successive con grafica poligonale con alcuni bilanciamenti, credo che la miglior incarnazione di Chain of Memories sia proprio quella originale, in cui il peculiare mix di azione e carte riusciva ad esprimersi al meglio.
Parlando di giochi per mobile, è curioso scoprire che il primissimo videogioco pubblicato per iOS sia stato Apple Texas Hold’em , nel 2008.
Ibridi schermo-Realtà: e-reader per Game Boy Advance, e The Eye of Judgment
Parlando di contatti ravvicinati tra schermo e realtà, viene in mente e-reader, uno strumento per Game Boy Advance che permetteva di scansionare carte con peculiari qualità, purtroppo mai giunto in Europa. Possiamo trovarne traccia in alcune carte del TCG di Pokémon. Se vogliamo, questa tecnologia può essere vista come antesignana degli Amiibo, che similmente portano la realtà nel virtuale. Qui un video per mostrarne il funzionamento.
A tal proposito, un altro esperimento di cui parlare è Eye of Judgment, del 2007, pubblicato su Playstation 3. Nell’ingrombrante scatola, che conteneva anche Playstation Eye, camera proprietaria, si annidava un titolo che permetteva di trasformare le carte fisiche giocate sulla plancia di gioco in creature vive sullo schermo. Un esperimento che non ebbe grande risonanza, ma degno di essere ricordato per la creatività (ed è curioso pensare a come il suo setup sia stato il modo in cui alcuni giochi di carte collezionabili si siano organizzati per scontri in remoto, accompagnati da videocamere).
E a proposito di commistione tra gioco ed elettronica, come dimenticare il Duel Disk, oggetto iconico di Yu-Gi-Oh!, trasportato nel mondo reale? Scomodissimo e senza gli ologrammi del manga e anime, ma non è meraviglioso?
Dal videogioco alle proprie mani: Bloodborne e God of War

Interessante è il percorso inverso di alcuni titoli dallo schermo al tavolo. Il lovecraftiano Bloodborne di FromSoftware diventa un titolo cooperativo/competitivo per 3+ giocatori, che adatta la meccanica di level up e diverse caratteristiche. Il mitologico God Of War (2018) ha trovato un’ulteriore incarnazione fisica in un gioco di carte.
Free to play e card games: Duel Links, Heartstone, Magic, Legends of Runeterra
Il modello di game as service è particolarmente adatto per i giochi di carte. Questo perché, senza aggiornamenti o altro, un titolo inevitabilmente finirà per avere delle strategie dominanti, portando ad una stagnazione.
Ho brevemente parlato di Yu-Gi-Oh! Duel Links in questo altro articolo. Quello dei titoli free to play con microtransazioni, alcuni con meccaniche random, è un terreno scivoloso. Il bilanciamento è essenziale, altrimenti le possibilità di chi decide di non utilizzare soldi reali, o compra qualche pacchetto ogni tanto, saranno nulle rispetto a chi invece spende ingenti quantità.

Heartstone, di Blizzard Games, ebbe un enorme successo, nel 2014. Tra le caratteristiche più peculiari, una buona cura per l’aspetto sonoro delle partite, con tanto di doppiaggio, e una modalità in cui si poteva creare un deck con carte proposte casualmente dal gioco, cercando di dar vita ad una strategia in pochi minuti. Questo sistema ricorda il formato Prerelease di Magic, e Sneak Peek di Yu-Gi-Oh!. In tali tornei, in concomitanza con l’uscita di una nuova espansione, si partecipa con un deck formato da una selezione di carte appena sbustate. E parlando del primo TCG, del 2018 è proprio Magic the Gathering: Arena.

Gwent, nato all’interno di The Witcher, e poi rilasciato come titolo free to play, è un elemento culturale nel mondo esplorato da Geralt. Le carte di varie fazioni sono un’ossessione per alcuni, un modo per stringere legami, o anche causa di delitti per ottenere quelle più rare, in specifiche missioni. Le battaglie avvengono confrontando piccoli eserciti di truppe dalle diverse modalità di attacco, influenzate da abilità o carte che modificano il terreno.
Tra gli ultimi sfidanti in questo campo è Legends of Runeterra, pubblicato da Riot Games. Forte di una galleria di personaggi conosciuti, il titolo basa molto proprio sui Campioni del gioco originale, che salgono di livello e rafforzano le strategie. Tra i punti più interessanti, delle splendide illustrazioni visibili nelle full art.

Un titolo non rilasciato per il mercato occidentale è Dragon Quest Rivals, purtroppo disponibile solo in lingua giapponese, i cui server sono stati chiusi. Pescando dalla lunga saga di JRPG, questo titolo offriva degli archetipi di base che avevano accesso a distinte strategie, e una pool comune. Una modalità per single player aggiunta nell’ultimo anno di attività offriva numerose ore che cercavano di replicare il feeling dei titoli originali, con incluse nuove carte esclusive.
Un altro gioco, che personalmente ho potuto provare di recente, ma risalente al 2015, è Shadowverse. Basato su un sistema di mana e con classi dalle varie strategie, ha al suo centro la meccanica dell’evoluzione, disponibile dopo un certo numero di turni, in grado di potenziare i servitori. In questo titolo sono all’ordine del giorno i rovesciamenti delle sorti di uno scontro, in particolare nel formato Illimitato, che permette di giocare tutte le carte rilasciate, mentre Avanzato rende disponibili solo gli ultimi cinque set, ideale per nuovi giocatori e giocatrici che si affacciano su questo universo.
Titoli con meccaniche da card game.
Tra i vari esempi di minigiochi nella lunga saga di JRPG Final Fantasy, figurano dei giochi di carte. Questo succede nell’ottavo capitolo, con Triple Triad e nel nono, con il Tetra Master. Le carte raffigurano mostri e summon, con propri valori.

L’elemento roguelike potrebbe sembrare in antitesi con la nozione di collezione, visto che ad ogni partita i progressi vengono “resettati”. In realtà, in Slay the Spire abbiamo una formula roguelite. Ad ogni avventura, a prescindere dall’esito, si sbloccano carte e opzioni, garantendo comunque un certo progresso generale.

Dunque, la collezione di ogni personaggio si arricchirà: a proposito di questo, ognuno incarna un archetipo, con l’Ironclad che predilige possenti danni fisici, o ancora il Defect opta per una strategia di controllo basata su sfere elementali per poi scatenare danni.
Children of Zodiarcs ha al proprio interno delle carte. E parlando di carte, pensiamo anche a Reigns, che riprende lo swipe da alcune app di dating, e lo utilizza per creare delle carte da sfogliare, determinando il futuro dei sovrani di un regno! Questa meccanica permette di giocare partite molto veloci, e perfette per un ambiente mobile. Un gioco che ricerca un’estetica nelle carte è Voice of Cards, di Square Enix. E come non menzionare almeno Loop Hero, hit game dell’anno appena trascorso?
Nelle successive sezioni mi soffermerò in particolare su alcuni titoli, Iris and the Giant, Inscryption, e Yu-Gi-Oh! Master Duel. Non potrebbero essere più lontani, e credo sia una dimostrazione di quanto il mondo delle carte, se ben gestito, sia flessibile e si presti a diverse interpretazioni.
Storie nelle carte. Iris and the Giant, e Inscryption.
Iris and the Giant utilizza meccaniche roguelike e un’estetica particolare per provare a narrare i demoni della protagonista. A mio avviso ci riesce, anche grazie al modo in cui emozioni e pensieri diventano parte del gameplay, per un gioco che lascia soddisfatti una volta arrivati alla fine, ma ha poi ulteriori sfide da offrire. Ne ho parlato più approfonditamente in questo articolo, consiglio di conservarlo per dopo!

Titolo di Daniel Mullins, già autore di Pony Island e The Hex, Inscryption è un’opera dalla forma estremamente mutevole e sfuggente. Propone un meccanismo perfetto, con un sistema di tributi, e una plancia che determina le possibilità di attacco, accompagnati da una ricerca estetica notevole. A donare ulteriore sapore un “game master” minaccioso e pronto a far rabbrividire. Tutto è un inganno in questo mondo, e quando sembra di averne afferrato le redini, queste ci vengono tolte dalle mani, puntando sulla continua sorpresa.
A stupire sono poi le numerosissime citazioni, che lo rendono una lettera d’amore ai card games, oltre ad offrire una propria narrativa misteriosa e inquietante.

Un punto fermo resta, però, ovvero il gameplay: le regole apprese sin dall’inizio, per quanto vengano deformate, saranno l’alleato più prezioso per adattarsi alla forma di questo serpente mutevole.
Yu-Gi-Oh! Master Duel
Gioco di carte iconico, Yu-Gi-Oh ha visto con Master Duel, rilasciato a gennaio 2022, un ritorno di fiamma per molti appassionati. Al momento, oltre all’enorme database, scarseggiano eventi particolari, e Konami dovrà dimostrare di riuscire a bilanciare l’elemento free to play e il costo dei pacchetti, ma il simulatore è funzionale e divertente. Grazie alle gemme iniziali gratuite, da gestire però con accuratezza, è possibile costruire quasi ogni tipo di deck, almeno nella sua forma di base, e affrontare tutti i duelli che si desidera. Ne ho parlato ulteriormente in questo articolo.

La costruzione di un mazzo di carte, e l’elemento random
Riunire un certo numero di carte e dare vita alla propria strategia rappresenta almeno metà del divertimento dei card games, per me. Che si tratti di un deck “meta”, o creato solo per sfizio, o una strategia che poggia su combo improbabili, aggiungere man mano ogni carta è una piccola emozione. Ben prima delle lootbox esistevano ed esistono, nel mondo reale, le bustine, elemento di casualità nell’ottenimento delle carte, da approcciare con attenzione. Nel caso di titoli competitivi con modalità PVP con collezioni digitali non sono presenti scambi, dunque occorre sempre valutare se e quando spendere. Mi sto divertendo e voglio mostrare il mio apprezzamento per il gioco? Oppure voglio spendere per potermi divertire? Domande del genere possono aiutare a decidere come valutare la propria esperienza.

Fortunatamente, i sistemi di crafting, presenti in vari modi e quasi sempre, esistono per aiutare a creare le carte desiderate, rendendo meno complesso il procedimento.
End Phase – Conclusioni
Tornando alla costruzione del deck, o mazzo, il primo tentativo probabilmente non sarà l’ultimo, e duello dopo duello, si continua a testare, cambiare le quantità di carte, o dove è permesso, inserirne di inusuali, per stupire gli avversari o poter dire “Visto? Funziona!”. È il fascino di database di carte che nascondono gemme nascoste o apparente paccottiglia che nella strategia giusta può brillare.
…. perché ci appassiona? Forse per il brivido di pescare la carta giusta al momento esatto in cui ci salverà, il fatto che un buon deckbuilding offra soddisfazioni, ribaltare situazioni che sembravano senza via d’uscita, superando in una sfida d’ingegno e fortuna l’avversario.
Per alcuni, magari, diventa anche una questione nostalgica, perché provare nella trasposizione digitale un gioco di carte equivale ad un viaggio nella macchina del tempo, a pomeriggi di vita più spensierati, in cui le regole venivano inventate, e ci si divertiva comunque.
È bello poter scambiare strategie con gli amici, vantarsi che il proprio deck performi perfettamente, deridere scherzosamente qualcuno prima di lanciarsi in un nuovo duello o match alla frase “Dai, ancora un’altra!”.
Grazie per aver letto questo articolo, spero sia stato interessante! Ci si vede su uno dei numerosi terreni di gioco, pronti ad affrontarsi fino all’ultima carta!
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