“Post mortem” (?) della console portatile, e lo scenario in cui si inserisce Playdate.
Avete mai giocato col Game Boy Color? O il GBA? Per alcuni potrebbe essere una domanda retorica, a cui rispondere “Ma scherzi? Ho perso due diottrie sullo schermo giocando a Pokémon Blu!”. In realtà, è normalissimo che potenzialmente molti dei lettori non abbiano mai toccato una console pensata esclusivamente per i giochi, avendo esperienza diretta con gli smartphone. Direi che Switch è un caso a parte, un’eccezione Nintendo, giocando su un territorio di mezzo, ibrido (anche se Lite è fieramente solo portatile).

L’avvento degli smartphone e di nuove esperienze, come ad esempio titoli free to play, con microtransazioni, titoli dipendenti da una connessione costante, ha rappresentato un terremoto per il gioco portatile, e nel corso degli anni lo sviluppo tecnologico ha portato ad esperienze che, al netto di differenti budget, produzioni etc. offrono esperienze assolutamente valide.
In questo panorama, è in arrivo una piccola mattonellina gialla, dotata di leva e uno schermo a 1-bit: Playdate. Avvistata per la prima volta su Edge nel 2019, ha iniziato a far parlare di sé: una console dall’anima indipendente e “ribelle” i cui giochi sarebbero stati distribuiti con una certa cadenza. Vediamo cosa promette questo “appuntamento con i videogiochi” con le ultime informazioni.
Datemi una manovella, e…
Nella giornata di ieri, 8 giugno, con una presentazione Youtube, Panic ha offerto un ulteriore sguardo su Playdate, sul peculiare modello di distribuzione e il prezzo. Togliamoci subito di torno quest’informazione: la console costerà 179 dollari, e sarà preordinabile da luglio, con consegna entro fine anno. Ci sono anche degli accessori, uno Stereo Dock e una Cover. Nel video si parla di possibili ritardi a causa dei problemi di produzione legati al Covid, e Panic promette di lavorare costantemente con le fabbriche per supportare la domanda di console.
Dunque, il prezzo. Troppo? Poco? Giusto? Personalmente, non credo di essere immediatamente pronto a dare questa cifra, urlando “Silenzio, prendete i miei soldi”, ma diversi elementi mostrati nella presentazione mi sembrano convincenti. Per qualche decina in più di dollari (o euro), si può acquistare Switch, ma non credo assolutamente che Playdate voglia entrare in competizione con la console Nintendo (e non avrebbe senso farlo).
In primo luogo, il design. Da immagini e video, lo adoro. Playdate sembra scomparire tra le mani, a metà strada tra un Game Boy Micro e un GBA SP. Quella leva è forse il pezzo che più mi intriga, quasi come se fosse parte di una piccola scatola delle sorprese da aprire, e rimarca la natura estremamente “giocosa” (passatemi il termine) al cuore dell’intera operazione che è questa console.
Console che, vedendo lo stile dei commercial, come quello rilasciato poche ore fa, viene venduta come un gioiellino di nostalgia, e presentato come un oggetto del desiderio, da toccare e rigirarsi tra le mani. Ma parliamo del vero elemento che da sempre determina il destino di una console: i giochi.
I giochi di Playdate

Menzionavo poco sopra il modello di distribuzione di Playdate. La “stagione uno” sarà composta da 24 titoli, due distribuiti ogni settimana, di differenti generi e da parte di vari team di sviluppo, il tutto incluso nel prezzo di base della console.
Kim Belair, CEO di Sweet Baby Inc., ha annunciato due progetti per Playdate, da diversi developer: Recommendation Dog … e Reel Steal:
Tra i dev coinvolti, Lucas Pope (conosciuto per “cosine” come Papers, please e Return of the Obra Dinn), che sta dando vita a Mars After Midnight. Nel tweet che trovate incorporato di seguito, il link all’interessante devlog in cui parla dello sviluppo.
I miei pensieri su Playdate
Probabilmente il dubbio che avete è “Playdate funzionerà? Ne varrà la pena?”.
Vi capisco, perché è quel che mi sto domandando anche io dopo aver visto tutte le nuove informazioni. Credo che alla base di questa console ci sia una filosofia che non vuole rivoluzionare, ma cercare e creare una propria nicchia di appassionati e aficionados , magari desiderosi di provare un po’ di effetto nostalgia. La stessa distribuzione, nello spot promozionale, viene descritta come una sorta di regalo a sorpresa da scartare (digitalmente) come quando si era bambini.
Tra le caratteristiche, quella che mi convince meno è la mancanza di retroilluminazione. Se penso alle serate trascorse con la piccola luce che si connetteva al Game Boy Advance, alla nostalgia si somma la stanchezza dello sguardo, martoriato. A questo dubbio, Panic risponde che il display è altamente riflettente, e che si può giocare persino a lume di candela. Una promessa interessante, ma il dubbio resta.

Sul prezzo, parliamo di 179 dollari per una console e 24 piccoli giochi, che non credo saranno disponibili altrove (soprattutto se sfrutteranno la manovella). Resta un alone di mistero riguardo i successivi titoli: posso immaginare che verrà adottato un modello a sottoscrizione, con future stagioni aggiunte man mano, piuttosto che permettere di acquistarli singolarmente (un modello che ricorda un po’ quello di Sokpop). In questo caso, quanto costerà? Si pagherà tutto in un’unica soluzione, in anticipo? Non è ancora dato saperlo, e spero che Panic possa presto dare risposte in merito.
Riguardo giochi sviluppati da esterni, l’editor Game Pulp via browser (qui il link) viene offerto per permettere a chiunque di creare giochi, e se molti risponderanno alla chiamata, la piattaforma potrebbe diventare un florilegio di piccoli titoli.
Allo stato attuale, quella di Panic sembra una (piccola) grande scommessa: solo il tempo potrà svelarci l’impatto di questa console e se riceverà la fiducia di un nutrito pubblico, e spero che la casa produttrice possa esser cristallina nella comunicazione. Sicuramente, per me bisogna dato atto a Panic di tentare di creare qualcosa di particolare nel panorama attuale, e che personalmente spero possa trovare il proprio spazio. Augurandomi che in quella piccola scatolina magica possano esserci meraviglie, e non brutte sorprese
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