Elden Ring è stato pubblicato il 25 febbraio 2022. Questo articolo, che nelle mie intenzioni vorrei rendere una serie, da qui il numero, è un modo per condividere le avventure che sto vivendo nell’Interregno creato da From Software, come se fosse una serie di brevi racconti narrati dal personaggio che utilizzo, Parelion. Da questo, il titolo Diario di Viaggio.
Non si tratta della versione esatta, e per brevità vari passaggi saranno più veloci, ma è un esperimento che mi diverto a scrivere, e spero possa piacervi e appassionarvi. Riguardo la lore, quelle che faccio sono supposizioni in progress attraverso la voce del personaggio, e durante l’avventura, dunque potrei clamorosamente essere in errore, e scoprire dettagli maggiori avanzando.
La mia conoscenza del gioco è cominciata tramite la live sul nostro canale GameWriting su Twitch (seguiteci se non siete già follower!), in cui ho fatto da co-host per Giorgio, che giocava, per poi proseguire dal day one in un’avventura pad alla mano in cui sto scoprendo tutto col mio ritmo (e trovando grande difficoltà nello staccarmi dal gioco). Detto questo, buona lettura e buona immersione in Elden Ring!
CAPITOLO 1 – Primo Passo

Gli ultimi ricordi sono confusi. Quel che so è che si tratta di morte. Eppure, sento il mio corpo, i vestiti sulla pelle, retaggio di una vita che appare lontana, in mano la mia ascia da guerra. Nella grotta in cui mi trovo, un essere spettrale mi indica una fossa. Non emana suoni, ma i suoi pensieri mi inondano la mente. Scendi per recuperare le arti della guerra. Trovo esseri dalle strane fattezze che mi attaccano, lascio che la mia mano mi guidi; spero di svegliarmi da questo incubo mentre supero quella che sembra una prova, ma mi ritrovo all’inizio. Più confuso, ma almeno con una presa sull’arma più salda. Vedo una nuova strada che va verso la superficie, la seguo.
Ero immerso nell’oscurità. Nella nebbia. Qualcosa, o qualcuno, mi ha poi richiamato.
E ora, davanti a me, un’immensa pianura, e l’Albero Madre che illumina l’aria e la terra con la sua sacralità. Eppure, non riesco a partecipare fino in fondo a questo miracolo. Sono quel che chiamano… Senzaluce. Ma cosa significa precisamente? Qual è il mio destino?

Queste sono le memorie dei miei viaggi nell’Interregno, pensieri su pergamena tratteggiati nelle brevi pause dal mio cammino. Momenti di riposo di fronte a piccoli sprazzi di scintille, rimanenze di qualcosa di grande che fu. La grazia. Questo concetto sembra essere l’obiettivo ultimo cui tutti anelano, dopo la punizione della regina Marika, la distruzione dell’Anello Ancestrale, seguita da lutti e guerre.
Farfuglio il mio nome all’uomo mascherato che mi dà il benvenuto a Sepolcride, nella mia ricerca delle rune maggiori, il mio ruolo già scelto dalle stelle, guidato dalla grazia. Mi chiamo Parelion. Anche in questo stato di non morte in cui mi trovo, sono fiero di quella parola. Questo uomo così losco parla della necessità di trovare una vergine… cosa sta blaterando? Forse si tratta di una guida? Lo lascio con le sue enigmatiche parole, più confusionarie che utili, e procedo.
Nelle piane di Sepolcride, un cavaliere ramingo, bardato di un’immensa armatura, adatta alla sua stazza, vaga sulla sua cavalcatura. Me ne accorgo troppo tardi, ahimé, e in soli due colpi provo sulla mia carne la morte… o meglio, la sua forma temporanea, benedizione o maledizione che sia. Mi risveglio ancora, e ancora. Sono costretto a cambiare approccio. Il mio scudo e l’ascia non sono sufficienti a schivare quei possenti colpi, e non posso sperare di scappare senza una bestia da cavalcare. Silenziosamente, abbraccio i cespugli e mi muovo in direzione delle scintille di grazia, che a quanto pare mi guideranno nel mio destino.
Incontri
In una chiesa diroccata, utile forse a venerare l’aria che vi entra copiosamente, un mercante. La valuta qui utilizzata consiste nelle rune, possedute da ogni essere vivente, che possono essere assimilate e raccolte. Tante sono le informazioni da assorbire. Mi approccio ad un accampamento, sorvegliato da alcuni soldati ammantati di verde e rosso. La loro corazza mi sarebbe utile… un luogo di grazia mi attende oltre, dunque decido di eliminarli, uno ad uno.
Una bestia, un tempo un cane, ora trasfigurata da chissà che sortilegio, rischia di far saltare il mio approccio silenzioso, ma riesco a fermarla col metallo. Uno ad uno, i militari cadono, e resta per ultimo il comandante. Il suo scudo è una forte difesa, dunque decido di concentrarmi sul contrattaccare al momento giusto. Approfitto di un brevissimo istante di pausa nei colpi che concatena, e miro dritto al cuore. Nell’accampamento trovo materiali utili per creare oggetti per il viaggio, e soprattutto un’arma pesante, lo Spadone del Vassallo, che porterò con me.
Quasi sconfitto dalla fatica, mi approccio al luogo di grazia. Nella notte, una figura incappucciata mi fa visita. Si tratta di una giovane, Melina, che mi propone un patto.

Il suo occhio destro, l’unico aperto, mentre il sinistro è adornato da strani segni, mi scruta, attendendo una risposta. Può fare le veci di una vergine, e aiutarmi nel mio viaggio. Accetto.
Vuoi che tramuti in forza le tue rune? Lasciati sfiorare, solo per un istante. Condividi con me i tuoi pensieri, le tue ambizioni… i principi che segui.
Melina
Incanalare le rune riesce a condurmi sano e salvo attraverso una trappola mortale oltre l’accampamento, tra un gigante caduto dall’alto e truppe appostate in ogni dove per scoccare letali frecce. Ma la vera causa della mia avanzata risiede in quel soffice manto che accarezzo, mentre mi conduce dove desidero. Torrente, la magica creatura che accorre ad un mio fischio, solca con grazia l’Interregno, in grado anche di compiere passi nell’aria. Poco oltre, una capanna ospita una fanciulla, che non rivela il suo nome, ma parla del tragico destino di chi era con lei. Tutti i suoi compagni di viaggio si sarebbero tramutati in Crisalidi, sottoposti a terribili esperimenti al Castello Grantempesta. La tappa indicata dal cammino della grazia.
Mi dona una Cenere, uno spirito che potrà affiancarmi nel mio viaggio in dati momenti. Stringo la campana che mi è stata data da un’altra misteriosa figura che ho incontrato presso un falò, che me l’ha lasciata vedendo come fossi accompagnato da Torrente. Sarò un non morto privo di grazia, ma il mio viaggio in questa landa di tristezza e dolore sembra iniziare con almeno qualche benedizione. Spero possano essermi d’aiuto.
Il Castello Grantempesta mi attende a nord-ovest, ma le sue minacciose torri sembrano dirmi che non è ancora il momento. Prima di proseguire, desidero esplorare Sepolcride, e rafforzarmi grazie alle rune. Un guerriero preparato è un guerriero vittorioso.
Rituali di fiamma
Una strana struttura nella parte est di Sepolcride ospita un ascensore. Scricchiola, ma funziona, quando raggiungo il meccanismo centrale. La discesa sembra infinita. Sulla mia mappa è riportato come pozzo del fiume Sofra. Nulla può prepararmi a quanto trovo all’interno… o meglio, nelle sue profondità. Stelle mi osservano dall’alto. Templi, piccole distese d’erba, boschi. Tutto ha un’aria estremamente antica, e quasi emana un senso di… sacro.
Un santuario a cielo aperto, a cui si accede da una scalinata adornata da fiaccole spente, ospita un enorme cadavere di quello che sembra un cervo. Il suo aspetto doveva essere regale, ma ora restano solo morte, polvere e ossa. La mia attenzione viene attirata da alcune strutture che si stagliano nella zona sottostante. Vedo enormi e mostruosi granchi, e spiriti di luce azzurrina, ma nulla può sconfiggere la mia curiosità. Questo luogo ospitava un’antica civilizzazione? I guerrieri incantati che mi assaltano sono spiriti irrequieti di chi fu, incapaci di abbandonare questa vita? Tali domande mi pervadono. Torrente, senza sosta, mi permette di schivare mortali frecce, mentre trovo il modo per accendere la fiamma delle strutture. Ad ognuna di queste corrisponde una luce nel santuario, ho modo di vedere grazie al mio cannocchiale. Si tratta forse di un rituale?

Quando ogni fiamma è vigorosa, una forza magica si accumula attorno al cadavere. Lo tocco, e vengo trasportato… dove? Quando? Attraverso un velo di nebbia, raggiungo una grotta debolmente illuminata da bagliori viridescenti. Uno spirito si avvicina, sentendosi minacciato. È la creatura del santuario, che respira e vive… e mi attacca. Non dovrei essere qui, mi urla ogni fibra del corpo. Vorrei scappare, ma non posso. La mia dannata curiosità è stata premiata con uno scontro che non desidero, e a cui devo partecipare per aver salva la vita.
Perdita d’innocenza
Potrei morire qui, e raggiungere per merito della maledizione il luogo di grazia più vicino, lasciando in pace la creatura, ma qualcosa dentro mi spinge a non farlo. La creatura salta nell’aria e poi piomba sul terreno con la forza di un ciclone. Vola quasi come una rondine, rilasciando fasci di luce venati d’azzurro. Magia? Quasi resto incantato, nell’osservarla. Nei suoi movimenti, mi sembra di intravedere la cavalcata di Torrente. In qualche modo questo essere sarà legato alla mia cavalcatura? Purtroppo non posso domandarglielo. Ho abbattuto innumerevoli creature nella mia precedente vita, e ho già falciato altre esistenze, ma stavolta mi sembra tutto così sbagliato.

Quando l’ultimo colpo viene inferto nel suo manto spettrale, sento un peso nel cuore. Oggi ho scelto di partecipare alla barbarie dell’Interregno, che non ammette ritirate, o pace. Il mio “premio” è la Cenere di un guerriero arciere fatato, un altro essere da reclamare dal sonno eterno, e far combattere ancora e ancora, probabilmente contro la sua volontà.
È questa la via della grazia? Risvegliarsi dalla morte per macchiarsi di ulteriori nefandezze? Per la salvezza di chi? Forse potrò saperlo solo continuando ad avanzare, ed è quanto intendo fare.
Il viaggio nell’Interregno di Parelion continuerà…
Per ulteriori articoli, visitate l’Homepage di CineWriting Videogiochi! Qui il sito ufficiale di Elden Ring.