
Backbone
Available Platforms
Genre
Avventura Grafica
Release Date
8 Giugno 2021
Developer
Egg Nut
Publisher
Raw Fury
Torniamo su un titolo indie che questo autunno mi aveva fatto letteralmente impazzire, tanto da farmene parlare agli amici, al mio seguito e a tutta la redazione con sommo entusiasmo: Backbone.
Per chiunque non avesse letto le prime impressioni che ho avuto provando la demo, sappiate che ero rimasto completamente rapito dalla Vanvouver Noir che Egg Nut era riuscita a creare e ne desideravo ancora. Dopo un’attesa lunga e faticosa sono riuscito finalmente a mettere gli artigli sul titolo.
Come posso descrivere la delusione che ho provato giocandolo? Immaginate che qualcuno vi prometta un cioccolatino, vi tessa le lodi sulla qualità e sul gusto del suo cacao per un intero quarto d’ora e infine ve lo faccia provare. Lo fate sciogliere lentamente sulla lingua ma… qualcosa non quadra.
Sa di broccolo.
Backbone è così: un incarto da bonbon lucente, dalla forma accattivante.
Ma sa di broccolo.
Il profumo è quello giusto: non può che essere un cioccolatino.
Ma sa di broccolo.
Lasciate che vi spieghi meglio il motivo.
La recensione è basata sulla versione PC del gioco.
LA CONFEZIONE
Siamo in una versione distopica di Vancouver dove gli unici abitanti sono animali antopomorfi e impersoniamo i panni di Howard Lotor, un procione investigatore che finisce invischiato in un caso enorme. Il vibe generale si ispira ai classici della cultura Noir e Neo-Noir, con Blacksad come riferimento cardine.
La direzione artistica è forse uno degli aspetti che più mi aveva impressionato qualche mese fa e che tutt’ora ha saputo meravigliarmi in più di un’occasione. I giochi di luci e colori, integrati perfettamente con lo stile in Pixel-Art 2.5D, sono sufficienti a creare da soli le ambientazioni.
In particolar modo sui background cittadini, la resa visiva è molto viva: dà quasi modo di respirare una città talmente corrotta da non aver nemmeno bisogno di nascondere le sue marcescenze. Le differenze economiche dei cittadini vengono rappresentate attraverso le strade della città, che dipingono crudelmente una forbice sociale che non conosce mezze misure.
Sull’atmosfera ci siamo, sento il male strisciare tra i vicoli di una metropoli lasciata al decadimento, dove ognuno fa del suo meglio per sopravvivere a un clima ostile.

L’INCARTO
In aggiunta alle ambientazioni di qualità, Backbone è accompagnato da una Soundtrack Jazz Noir incantevole. La suddivisione tra brani lirici e strumentali è studiata per creare l’atmosfera giusta a seconda di dove ci troviamo, che sia un bar che propone musica dal vivo o un ghetto sgangherato.
Altro aspetto convincente sono i dialoghi. La diramazione delle risposte che possiamo dare sembra molto spontanea e “legge” nella mente dei giocatori. Potremo scegliere quasi sempre la linea di dialogo che stiamo pensando, portando la conversazione verso la direzione desiderata. Sebbene tutte le strade portino sempre e solo a un risultato, Backbone riesce a dare ai giocatori l’impressione di avere il completo controllo dello svolgimento dei dialoghi. Per un videogioco che si costruisce interamente su questo, è un risultato importante e ne favorisce notevolmente l’immersività.
IL CIOCCOLATINO
Arriviamo finalmente al motivo vero e proprio per cui questo titolo non funziona proprio per nulla: la Storia.
Ma come… un videogioco interamente story driven la cui storia non funziona? Non solo non funziona logicamente parlando, è proprio orrenda. Se provassi a raccontarvela pensereste che mi sia fatto di LSD a metà racconto, non so se rendo l’idea.
Come vi accennavo prima, al nostro procione investigatore Howard Lotor viene dato un caso all’apparenza semplice: ritrovare una persona scomparsa. A seguito di indagini scoprirà una verità scottante su un locale della città, che massacra alcuni dei suoi avventori e li macella per venderne la carne agli animali più ricchi.
Ovviamente la polizia ha le mani legate, i politici sono corrotti e i cittadini sono costretti a collaborare contro la propria volontà per paura di finire male.
Già qui direste: Wow… Una premessa semplice ma molto forte per far cominciare un’avventura solida. Peccato che il caso si ingigantisca improvvisamente, coinvolgendo: creature simbionti letali, colpi di stato e irretimenti di massa. Il tutto diventa talmente folle che perderete gradualmente la voglia di seguirlo e più penserete di aver toccato il fondo, più il gioco scaverà con vigore nella palta.
Come se questo non bastasse, la maggior parte delle cospirazioni vengono ficcate frettolosamente nei capitoli finali della storia, introducendo un contesto ancora più complesso di quello mostrato inizialmente. Il giocatore viene lasciato all’oscuro di tutto fino alla fine, abbandonato mestamente ai suoi dubbi nel gran finale.
IL BROCCOLO
La Storia, la Colonna Vertebrale che tiene insieme tutto il sistema, va piano piano a stortarsi, fino a trasformarsi in un abominio senza forma. Non esiste più il caso dal quale siamo partiti, il turning point stravolge talmente tanto la situazione da rendere praticamente nullo quanto giocato in precedenza. Questo non influenza solo lo sviluppo degli eventi, ma anche i dialoghi che andranno a perdere di significato o declineranno verso situazioni deliranti in cui una risposta varrà l’altra.
Come presa in giro finale, nel gioco non c’è la benché minima traccia dei puzzle che vengono promessi nella Demo. Il tutto si limita praticamente ad uno scorrere di dialoghi continuo e incessante.
Dopo ore passate a sperare che il racconto potesse raddrizzarsi e tornare sul tragitto originariamente tracciato, il colpo di grazia.
Non solo la qualità va a deteriorarsi in un battibaleno da metà gioco in poi, ma continua a declinare verso un finale che mi ha fatto allontanare dal monitor con un profondo senso di insoddisfazione. Oltre ad essere totalmente sconclusionato, l’ending non chiude il cerchio e lascia con più domande che risposte.
Sembra quasi che l’intera trama sia stata depistata in corso d’opera, forse per un errore nella valutazione della deadline, forse per l’intenzione di voler produrre un seguito. Purtroppo si è rivelato essere l’ennesimo titolo incapace di mantenere le sue ottime premesse.

L’ASSAGGIO DI BACKBONE
Detto e considerato tutto questo, il prologo provato a ottobre è, e rimane tutt’ora, la parte più convincente dell’intero titolo. Non fraintendetemi, non è tutto da buttare: i primi capitoli hanno un ritmo piacevole e scorrono a gonfie vele, i problemi cominciano in seguito. Proprio per questo motivo se siete incuriositi da Backbone, vi consiglierei di provare la Demo disponibile su Steam, per avere un assaggio del meglio che possa offrire questo titolo.
La mia insoddisfazione deriva anche dall’essermi sentito preso in giro da una Demo eccellente, che non rappresenta minimamente il prodotto finito. L’amarezza che ho provato all’epilogo non la consiglierei a nessuno, non per questo ritengo che Backbone sia del tutto da buttare, anzi. Mi arrabbio e mi accanisco proprio perché ha un enorme potenziale, che non è stato sfruttato. Il risultato è solo un potpourri di temi e generi trattati con superficialità e miscelati senza la volontà di approfondirli.
Vale il prezzo del biglietto? Direi di no.
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Pros
- Ottima la Soundtrack e buoni i dialoghi di gioco
- Artisticamente accattivante
Cons
- La trama è totalmente sconclusionata e senza senso
- La qualità dell'esperienza declina a metà dell'opera
- ... i puzzle li abbiamo dimenticati???
- Un sacco di potenziale inespresso