
Batora: Lost Haven
Available Platforms
Genre
Action-RPG , RPG
Release Date
20 Ottobre 2022
Developer
Stormind Games
Publisher
Team 17
L’Italia dei videogiochi sta finalmente mostrando i denti
Il 2022 è ed è stato un anno di grande fermento per il mondo dei videogiochi italiani. Sono molteplici le produzioni che hanno visto la luce quest’anno e che sono state in gradi mostrare qualcosa di veramente importante: l’Italia si sta svegliando, crea videogiochi e ha qualcosa da dire al mondo anche in questo ambito. Ultimo di questa lista è Batora: Lost Haven: esordio nel mondo degli action RPG dei ragazzi di Stormind Games, casa di sviluppo già sotto i nostri radar per la loro saga precedente che risponde al nome di Remothered. Batora è però un gioco completamente diverso e che setta l’asticella piuttosto in alto: un titolo interessante sotto molteplici punti di vista, ma che purtroppo non è riuscito a convincermi pienamente. Se volete scoprire pregi e difetti dell’avventura di Avril continuate con la lettura di questa recensione, la cui prova è avvenuta tramite codice review. Buon proseguimento!
La Terra ha i minuti contati
La storia di Batora parte letteralmente col botto, in questo caso con il botto del nostro caro pianeta Terra. Facciamo subito conoscenza di Avril, la protagonista del gioco, e della sua amica che troviamo passeggiare per le vie di una Londra che ha indubbiamente visto giorni migliori. Fuoco e fiamme attanagliano i palazzi, tutto sembra sull’orlo della distruzione e il pianeta sembra star esalando i suoi ultimi respiri. La svolta si ha quando, rintanandosi nella metropolitana, Avril si imbatte in due entità divine, Sole e Luna, che la sceglieranno come loro campionessa.
Avril viene difatti scelta da queste due entità, le vengono appioppati dei poteri sovrannaturali e le viene affibbiato il “leggerissimo” compito di salvare il pianeta Terra. Come compiere una missione del genere? Semplice, esplorando altri mondi e assorbendo il loro nucleo energetico. Una volta compiuta l’impresa la Terra, secondo le parole di Sole e Luna, tornerà al suo splendore perduto. Questo semplice incipit ci porterà ad esplorare 4 differenti pianeti, che possono essere visti come dei veri e propri capitoli di un grande libro.
Su ogni pianeta infatti Avril dovrà interfacciarsi con le popolazioni autoctone, risolvere i loro problemi, comprendere le varie parti in gioco e, soprattutto, prendere delle decisioni. Batora pone infatti un grandissimo focus sulle scelte del giocatore. Da queste scelte infatti dipende sia il finale del gioco sia la sorte della maggioranza delle genti che incontreremo nel nostro pellegrinaggio cosmico.
Pillola rossa o pillola blu?
E’ chiaro come uno dei punti focali del progetto fosse quello di raccontare una storia coinvolgente e emozionante, tuttavia questo succede solo in brevi e sparuti frangenti delle circa cinque ore necessarie a completare il gioco. La sensazione è quella di avere davanti un racconto lungo e complesso, basato su intrecci sociali di differenti società aliene, relazioni e un’intera mitologia, stipati in un prodotto dalla durata eccessivamente esigua. Batora risulta troppo corto per raccontare la storia che vuole raccontare, e questo porta a problemi e incomprensioni.
Il flusso di gioco viene interrotto da balloon di testo che raccontano ora lo stato mentale di un personaggio, ora le vicissitudini politiche del nuovo pianeta in maniera costante. Ci sono interi minuti di gioco passati a leggere, alcuni secondi per andare da un punto ad un altro e poi altro testo, un combattimento e poi ancora testo. Si percepisce una pressione importante di voler spiegare ciò che accade in forma testuale, scelta assolutamente comprensibile dati i costi sicuramente più elevati per utilizzare cut-scene o altri sistemi, ma comunque secondo me troppo impattante sull’esperienza generale.
Il sistema di scelte è invece semplice e riuscito: ci troveremo più volte davanti a bivi in cui potremo scegliere due opzioni che faranno tendere la barra rappresentante il Karma verso una o l’altra estremità. “Creatore” o “Distruttore” sono i due lati della medaglia che si ritrova in mano il giocatore e starà a questi decidere della sorte dei personaggi che popolano i vari pianeti. Le scelte sono per la maggior parte delle volte interessanti e non banali. Nonostante questo, per i problemi generali sulla narrazione che ribadisco essere più sul “come” che sul “cosa” venga raccontato in Batora, l’impatto narrativo del gioco non riesce compiutamente nella sua missione.
Bipolarismo imperfetto
Come Sole e Luna, anche il gameplay di Batora è scisso in due poli differenti: le fasi di combattimento e quelle puzzle. In Batora infatti le cose si risolvono solo in due modi, menando le mani tramite l’utilizzo dei poteri conferiti dalle divinità o usando gli stessi poteri per risolvere puzzle basati sulla fisica. Sole e Luna hanno infatti donato alla giovane Avril due “forme” che si possono alternare tra loro. Proprio la corretta alternanza di questi due poteri è la chiave degli enigmi presenti nel gioco.
I puzzle risultano essere una piacevole distrazione dal core più combattivo di Batora. Gli enigmi, sempre piuttosto semplici e lineari, si presentano in una forma visiva onirica e sospesa nel tempo. Durante queste fasi il giocatore dovrà attivare interruttori, muovere oggetti, e correre il più velocemente possibile per raggiungere la meta di turno. I puzzle non stupiscono particolarmente, ma sono un buon intermezzo utile a esplorare nuovi modi per utilizzare i poteri della protagonista.
Sole e Luna == Melee e Ranged
Vero cuore della produzione, questa volta, a differenza del comparto narrativo, appagante e solido, è invece il combat system. Torniamo a parlare delle due “forme” dei poteri di Avril, menzionate nel precedente paragrafo. La prima, arancione e focosa, si contraddistingue per l’utilizzo di una grande spada e una propensione verso il combattimento c0rpo a corpo. La seconda, viola e fredda, rappresenta la Luna e contiene una serie di mosse e abilità volte al combattimento a distanza.
Questa bipolarità è rappresentata anche dalle due barre della vita della protagonista e dei suoi avversari. Gli avversari arancioni infliggeranno danno alla componente solare, quelli viola alla componente lunare ma, se una qualsiasi delle due componenti andasse a 0 punti vita, sarebbe Game Over per entrambe. Il combattimento si traduce quindi in una frenetica alternanza delle due forme e nello sfruttamento consapevole delle loro specificità.
La forma solare per esempio permette ad Avril di girare su se stessa come una trottola infliggendo ingenti danni ad area a gruppi di nemici. Quella lunare permette di colpire gli avversari più distanti, creare vortici di magia ed erigere uno scudo riflettente per deflettere i colpi nemici. Insomma, il sistema non è troppo complesso ma funziona e appaga aggiungendo mosse e componenti che aumentano le possibilità di gameplay e caratterizzano un sistema di progressione ragionato e ben gestito.
E l’RPG dove sta?
Batora ha anche un po’ di componente RPG al suo interno. Durante il gioco infatti Avril salirà di livello, sbloccherà nuove abilità di combattimento e soprattutto otterrà diverse valute. Le risorse si suddividono infatti in 3 categorie, ognuna associata ad una specifica categoria di rune. Durante il gioco infatti incontreremo diversi mercanti intenti a venderci delle rune, oggetti capaci di migliorare le statistiche del personaggio e, a volte, di modificare l’effetto di alcune mosse.
Il sistema è funzionante ma semplicemente non abbastanza impattante sul gameplay. Non ho infatti mai avuto l’impressione di poter personalizzare il kit di Avril in modo particolarmente profondo, ma soltanto di poter decidere se aumentare la forza di questa o quella mossa, di avere più resistenza rispetto alla vita arancione o viola e nulla più. Le rune non incidono molto sull’economia di gioco e questo è un peccato perché potevano rappresentare la chiave di volta per fornire al giocatore un modo interessante di personalizzare la propria esperienza.
Alieni e pianeti sconosciuti
Per quanto riguarda invece la direzione artistica devo dire che il gioco si difende piuttosto bene. I pianeti che incontreremo durante il gioco sono molto differenti tra loro e caratteristici. Ogni popolazione del gioco, pur rimanendo a schermo per qualche decina di minuti, è ben caratterizzata e lascia interesse nel giocatore che le ha incontrate. Lo stile artistico è fumettoso e colorato, con gli alieni del mondo di Batora che sembrano usciti da un cartone animato americano risultando sempre allegri e interessanti.
Commento finale
Batora: Lost Havenè un buon ingresso per i ragazzi di Stormind Games nel mondo degli action RPG, ma presenta difetti e carenze evidenti. Il gioco funziona, diverte e rimane interessante per tutta la sua durata, ma diversi suoi sistemi e componenti risultano essere grezzi. La narrazione, parte fondamentale dell’opera, risulta troppo verbosa, di difficile comprensione e interrompe troppo spesso il flusso di gioco. Il sistema delle rune sembra solo abbozzato e di poco impatto. Il combat system è indubbiamente la componente più solida e appagante che, pur non innovando, funziona e diverte. Batora resta comunque un prodotto solido, step fondamentale per questa talentosa casa di sviluppo per creare in futuro diamanti più rifiniti e splendenti grazie all’esperienza accumulata con questo titolo.
Recensione a cura di Carlo Alberto Iocco.
Qui il sito ufficiale di Batora: Lost Haven. Grazie mille per essere arrivati fino in fondo! Se volessi leggere qualcos’altro prosegui qui.

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Pros
- Combat System solido
- Direzione artistica colorata e piacevole
Cons
- Narrazione verbosa e distraente
- Sistema delle Rune di poco impatto