Essays on Empathy

Available Platforms
Release Date

Developer

Deconstructeam

Publisher

Devolver Digital

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Una compilation curata che presenta i migliori esempi di Deconstructeam nel proporre nuove esperienze narrative nei videogiochi. Esplora dieci insoliti racconti, incluso "De tres al cuarto", esclusiva per questa compilation, in cui una coppia di comici di stand-up cercano di sfondare.

Se preferite, troverete qui di seguito la recensione di Essays on Empathy, accessibile anche da questo link!

 

Come molti altri miei articoli, tutto inizia da Twitter. Fino al giorno antecedente l’uscita, non sapevo dell’esistenza di questa raccolta, l’ho scoperta tramite il profilo Twitter di quei diavolacci di Devolver Digital, editori del gioco. Di cosa si tratta? Essays on Empathy è un contenitore di diversi brevi giochi creati nel corso di alcuni anni da Deconstructeam, conosciuti al grande pubblico per le avventure Gods will be watching e The Red Strings Club.

Le varie esperienze qui offerte sono per la maggior parte esperimenti nati nell’ambito di game jam, come il Ludum Dare. Nascono da un tema, e nel giro di 72 ore circa ognuno. Questa premessa è necessaria per capire la natura del contenuto di Essays on Empathy: spesso si ha a che fare con concept semplici, idee dirette ed esplorate con una particolare forma, e una durata ridotta, di circa 10-30 minuti. L’eccezione è l’ultimo titolo,  esclusivo per questa raccolta, De Tres al Cuarto.

 

 

Lo “stile” Deconstructeam

Una premessa: non ho giocato a Gods will be watching e The Red Strings Club, quindi questa è stata la prima esperienza con titoli di questo team creativo. Quando si avvia l’antologia, abbiamo davanti a noi dieci piccole finestre esagonali, una per ogni gioco, contenente un piccolo diorama in visuale isometrica che lo descrive. Cliccando su uno degli esagoni, saremo trasportati nella presentazione del titolo, e potremo (ovviamente) giocarlo, visionarne la concept gallery e guardare un filmato che vede il team di sviluppo parlare dell’opera in questione. Inoltre, sarà presente una cartella da cui ascoltare la soundtrack completa dei titoli inclusi.

 

Il menu di ogni titolo. Come consiglio, leggete il minimo, lasciatevi guidare solo dall’immagine di presentazione.

 

Le piccole interviste che accompagnano Essays on Empathy sono parte integrante dell’esperienza, e a mio avviso la elevano, e rendono completa. Ogni gioco è un trampolino di lancio per discutere in queste sezioni di diversi argomenti, che spaziano dallo sviluppo, dalla crescita del team, passando per la creazione della colonna sonora, o del world building. Ho trovato che visionare questi filmati dopo aver giocato ad un titolo fosse l’opzione migliore, e ho preferito l’ordine cronologico per affrontarli. Alla fine di Essays on Empathy, è stato un piacere trascorrere del tempo conoscendo Marina Gonzales, Jordi de Paco e Paula “fingerspit”, attraverso i mondi che hanno creato, e le loro parole.

Non mancano momenti in cui si affrontano le fatiche nello sviluppo, le difficoltà nel trattare vari temi, nell’immettere se stessi nel codice, nelle musiche, nella scrittura. E anche come vivere i successi, i fallimenti, lo stress a cui ci si sottopone volontariamente perché si ha la sensazione di non fare mai abbastanza, in una realtà che colpevolizza chi non produce, produce, produce.

 

Essays on Empathy: uno sguardo generale ai titoli

Per descrivere il modus operandi dei titoli inseriti nella raccolta, potrei partire dal nome del team: in buona parte dei giochi, ci si sofferma su situazioni che vanno dissezionate, in cui si crea, o ancora viene esplorata una dinamica. Una caratteristica importante è che spesso siamo gettati nel mondo di gioco, con poche spiegazioni, invitati ad esplorare, che si tratti di meccaniche per titoli che si svolgono in un unico spazio, o di ambienti quando abbiamo la possibilità di muoverci. Prendiamo ad esempio Zen and the Art of Transhumanism.

 

Dei desideri, e dei moduli per esaudirli… forse.

 

In questo titolo dalle atmosfere cyberpunk, potremo costruire dei “moduli” da installare nei nostri clienti, ad esempio per aumentarne il fascino, oppure incrementarne la forza fisica. Il processo di creazione dei moduli, dalle varie forme, avviene come se ci trovassimo nella bottega di un artigiano. Con alcune istruzioni, scegliamo gli strumenti, della musica, e riproduciamo i design che secondo noi potranno soddisfare le anime venute a chiedere il nostro aiuto. Alla fine, scopriremo quale sia stato il valore delle nostre scelte.

Restando nel tema dell’esplorazione dei corpi, Dear Substance of Kin è un particolare sforzo di worldbuilding e un sandbox in cui questi vengono visti da una prospettiva horror fantasy. 11.45 A Vivid Life è  invece una storia a cui diamo vita attraverso un’osservazione della protagonista su se stessa: uno sguardo che diventa letteralmente incisivo, quasi pericoloso, ma in grado di svelare l’ignoto.

 

 

Essays on Empathy 1145 a vivid life screenshot
Lo storytelling di questo titolo è peculiarissimo.

 

 

Restando in ambito cyberpunk, è interessante Supercontinent Ltd. per il tipo di input richiesto. Il tema della game jam per cui fu creato era “Tecnologia antica”, e Deconstructeam ha scelto di esplorarlo ponendo al centro un telefono in uno scenario futuristico in cui è ormai obsoleto, costruendoci attorno un’investigazione, con tanto di cospirazioni e compagnie.

I tre giochi che mi hanno colpito meno sono i seguenti, ma prima voglio ribadire come in particolare con titoli di questo tipo una valutazione metta in campo diversi elementi soggettivi. Underground Hangovers, l’unico “action”, con alcuni piccoli problemi, è abbastanza grezzo, e oltre ad un interesse filologico per scoprire una delle prime esperienze del team, non offre molto altro (personalmente, sconsiglio di giocarlo per primo, dando la priorità ad altri). Engolasters January 2021 rappresenta un punto di svolta nell’unione tra temi quotidiani come le difficoltà di una famiglia in una cornice fantascientifica, ma l’ho trovato un po’ dispersivo.

The Bookshelf Limbo è un unicum: nasce come “regalo” degli sviluppatori per un comune amico, e il suo fascino risiede principalmente nella rottura della quarta parete in cui è inquadrato: ci troveremo infatti a dover scegliere un fumetto da donare a nostro padre, con elementi e commenti che emergeranno osservando le copertine, i commenti sul web e il retro di ogni volume. Un’esperienza brevissima, in cui sarebbe interessante paragonare la scelta finale con conoscenti e altri giocatori, dando vita a scambi di punti di vista.

 

 

 

Di spazi e sentimenti

Desidero dedicare un paragrafo a parte a quelli che sono probabilmente i miei due titoli preferiti della raccolta, ovvero Behind Every Great One ed Eternal Home Floristry . Nelle meccaniche sono agli antipodi, trattandosi di un’avventura punta e clicca e di un “Florist Simulator”, che espande il gameplay di “Zen and the Art of Transhumanism”, ma a livello di messaggio sono tra quelli che arrivano maggiormente, e per me eccellono. In “Behind Every Great One” impersoniamo Victorine, moglie di un famoso artista. Nel gioco viviamo la routine della donna, le aspettative che le vengono riversate addosso dal marito e da altre persone, che spesso senza neanche accorgersene la pongono sotto immensa pressione.

 

Behind Every Great One è il più “difficile” da giocare dei titoli, ogni frase è una freccia scagliata senza pietà.

 

Questo è reso a livello narrativo con una progressiva perdita di spazi personali in cui seguire passioni, o semplicemente rilassarsi. Tutto diviene lavoro, fatica, giudizio. Tra gli aspetti più riusciti, una regia che sfrutta efficacemente zoom e camera shaking per esprimere stati d’animo. Una vera gemma, difficile da affrontare per il peso del suo contenuto, che non può non far riflettere.

In Eternal Home Floristry viviamo nei panni di Gordon, un killer su commissione ospitato da un fioraio dopo una missione in cui ha perso molto. I pochi fiori che avremo davanti sono speciali, perché gli ultimi coltivati non artificialmente, nella città malsana in cui si ambienta la vicenda: questa non è mai vista direttamente, ma narrata dai dialoghi (tra i migliori della raccolta, secondo me). Potremo creare diverse composizioni in libertà, selezionando i fiori secondo noi adatti, dando vita ad un messaggio.

 

 

De tres al cuarto

L’ultimo titolo viene pubblicato esclusivamente con questa collezione. Quest’espressione spagnola indica qualcosa di poco valore. In questo caso abbiamo a che fare con un deckbuilding game in cui le carte a nostra disposizione rappresentano l’efficacia delle battute di Ganza, compagno di Bonachera sul palco della commedia e nella vita. Sarà Bonachera a dare il via alle diverse battute, aspettando una nostra reazione, che dovrà essere possibilmente brillante, e strappare qualche risata al pubblico, ma non sempre sarà facile. Spesso, una battuta dal risultato scarso sarà accompagnata da un piccolo colpo di tosse.

 

La caratteristica più evidente di questo sistema è nel modo in cui le possibilità sono a nostro sfavore: ad ogni “turno” avremo una mano di tre carte, e con buone battute, è possibile guadagnare dei punti ispirazione che serviranno per potenziare il mazzo, che tuttavia sembrano non bastare mai. Sera dopo sera, è probabile che più volte saremo costretti a cliccare su una carta “Blank”, con conseguente imbarazzo di Garza e del pubblico, nel consegnare una battuta che non avrà mordente. In questo modo, Deconstructeam riflette i dubbi di Ganza nel gameplay

 

 

Di traguardi e pensieri nascosti

 

 

 

De tres al cuarto esplora la frustrazione del non raggiungere i traguardi sperati, mostrando dopo ogni spettacolo delle scene in cui i due protagonisti interagiscono, parlano della propria vita, fanno l’amore o giocano a Smash Bros. In questi momenti, una colonna di testo posta a lato dello schermo, ironicamente denominata “The Hidden and the Unknown” diventa un narratore onnisciente, mostrandoci alcuni pensieri che non emergono dalle parole pronunciate, offrendo alcune delle frasi più efficaci.

Forse De tres el cuarto mi ha colpito meno rispetto ad altri titoli della collezione, per una certa ripetitività di fondo che dopo un po’ stanca, visto che le parti più interessanti sono i dialoghi tra Bonachera e Ganza, ma ho apprezzato i diversi messaggi che ha cercato di trasmettere.

 

Essays on… 

Nelle parole del team, questo titolo, e con esso la creazione della compilation, ha rappresentato una sorta di occasione di terapia, durante un periodo molto difficile come è stato lo scorso anno, e ancor più del solito ha voluto infondere nei personaggi di De tres al cuarto i propri sentimenti, speranze e dubbi. E probabilmente è questo il senso ultimo di tutta l’antologia Essays on Empathy, comunicare qualcosa di importante. Credo che titoli del genere, nella loro semplicità di esecuzione, possano offrire numerosi spunti di riflessione, e andrebbero provati e fatti provare, magari anche a chi non ha dimestichezza con i videogiochi.

Va ricordato che, ad eccezione di De tres al cuarto, sono tutti giocabili passando sulla pagina Itch.io dello studio, gratuitamente. Se leggere le brevi descrizioni di qualcuno di questi giochi vi ha fatto venir voglia di dare un occhio (ho cercato di non svelare quasi nulla), ma non vi sentite sicuri di acquistare l’intera collezione perché sono esperienze così peculiari, o temete bug (personalmente, non ne ho incontrati), troverete tutto su quel sito. Se invece desiderate supportare Deconstructeam, esplorarne i pensieri e le idee attraverso le interviste, ascoltare le colonne sonore, in un’antologia che secondo me è davvero riuscita nelle sue parti, navigate verso la pagina del negozio di Essays on Empathy  ed acquistatelo su Steam o Itch.io. Secondo me, non ve ne pentirete.

 

 

 

 

Commento finale

Essays on Empathy è una raccolta a cui bisogna approcciarsi con il giusto spirito. Ad eccezione di De tres al cuarto, le altre esperienze sono piccoli esperimenti, a volte imperfetti ma ricchi di personalità, alcuni più efficaci, altri meno, ma comunque tutti parte di un percorso di continua metamorfosi. Si spazia dalla fantascienza allo slice of life, passando per l’horror, chiudendo con una stand up comedy venata di malinconia e speranza. Il fascino di questa collezione è osservare la crescita del team di sviluppo passando dai giochi alle interviste, esaminare l’esplorazione di meccaniche che saranno rielaborate, o completamente nuove, dare uno sguardo alle motivazioni ed ispirazioni che si celano dietro ogni pixel, conoscere le persone che danno forma alle vite virtuali che impersoniamo. Essays on Empathy fa capire, riflettere e, alla fine, portare con sé qualcosa.

 

Recensione a cura di Marcello Cascio.

 

Qui la pagina Steam di Essays on Empathy.  Clicca qui per visitare la bacheca di CineWriting!

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8

Ottimo

Pros

  • Dieci titoli diversi in cui si esplora il percorso di Deconstructeam
  • Le interviste al team di sviluppo e i contenuti extra sono meravigliose.
  • Behind Every Great One ed Eternal Home Floristry son piccoli capolavori di comunicazione.

Cons

  • Esperienze in alcuni casi non ottimizzate, che potrebbero presentare bug.